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mercoledì 2 ottobre 2013

UNA STORIA: Los loros





L'equilibrio perfetto non esisteva, e Zoe continuava spudoratamente ad inseguirlo, vittima ancora una volta dei suoi sogni di tranquillità.
La verità era che la realtà delle cose non solo non le era mai piaciuta, ma non l'aveva mai accettata: un esame continuo ogni volta che usciva da casa, dal supermercato alla banca, ai rapporti di amicizia, alle relazioni personali, aver sempre a che fare con un popolo di indici che  puntavano,  squadravano,  guardavano,  giudicavano.
Una marea di pappagalli che pretendeva di indicarle la strada da seguire, quella vera, vestendosi di una saggezza e di sicurezze sulle quali Zoe nutriva forti dubbi, semplicemente perché lei di dubbi ne aveva tanti e non si capacitava del fatto che incontrava sul suo cammino gente che invece era infarcita di sicurezze. Beati loro, che godevano della loro pseudo vita, sicuri di se stessi, fieri delle loro scelte, del loro comportamento, che sbandieravano ai quattro venti, ergendosi a giudici della vita altrui ( e che ego smisurato!)
Zoe invece si poneva continuamente domande, il perché era orientata verso certe scelte, come mai pensava che prendere certe vie potesse essere sbagliato, valutava i pro e i contro, imprevisti e probabilità.
Le sembrava a volte di vivere uno di quegli incubi nei quali  cercava di afferrare qualcosa, ma il corpo era paralizzato, non poteva muoversi, e ciò che voleva afferrare si allontanava precipitosamente da lei.
Ecco che in certi momenti i bivi davanti ai quali si trovava le sembravano insormontabili, tortuosi come mulattiere, bui come notti senza luna, allucinanti come un miraggio nel deserto, mentre la maggior parte delle persone che la circondava prendeva una strada e via così, senza pensare.
Ma le conseguenze? Quanto avrebbe voluto prendere quelle teste e sbatacchiarle sonoramente nel muro: ma ci pensate a quello che fate, a cosa dite, a ciò che poi ricade inesorabilmente su tutti coloro che vi ruotano intorno?
Desiderava, agognava una leggerezza che non le apparteneva, la facilità con cui la gente spesso le diceva: " E che ci vuole?" 
Non era decisamente la sua filosofia, per tutto ci vuole costanza, coerenza, impegno e volontà, quindi costa fatica.  Forse perché lei di fatica ne faceva tanta, perché nulla le era stato dato con facilità, perché per ottenere certi risultati aveva sudato sangue, e spesso aveva dovuto fare più tentativi; non si era mai trovata a camminare su un'autostrada, ampia, larga, diritta e piana, ma per sentieri sassosi, sdrucciolevoli, in salita, invasi da più svariati ostacoli, sui quali era costretta a guardarsi le spalle per tema di agguati ( di cui era anche stata vittima).
Pappagalli che sapevano, già prima di conoscere, cosa era giusto per Zoe, loro sapevano di non sbagliare, erano così fieri di se stessi,  parlavano anche di ciò che non sapevano,  la guardavano come da uno schermo per darle una lezione di vita.
Ma Zoe non si sarebbe mai conformata a questo schema: lei era la pecora nera? La mosca bianca? Allora imprimatur, e per farsi passare la brutta cera, decise di mangiare fichi caramellati con formaggio fresco.

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