Dalla cucina giungevano le voci di mamma e della zia che parlavano, la televisione in salotto era accesa, nonno la stava guardando. Mamma quella mattina si era svegliata con una tremenda allergia che le aveva quasi deturpato il viso, era stanca e stressata, e Zoe come al solito non sapeva che pesci prendere.
Ma sarebbe mai stata in grado di decidere autonomamente? Chissà.
Quel
giorno l'aria aveva quell'odore particolare che le metteva addosso la
solita frenesia di andare a passeggiare nei boschi, come del resto
faceva da sempre, ed era difficile resister alla tentazione di piantare
tutto e avventurarsi per Valli.
Di lì a poco sarebbero sbocciate le viole e il loro profumo si sarebbe diffuso nella sua anima.
Ma
quell'anno nulla avrebbe fermato Zoe, sarebbe andata a fare violette e
non avrebbe guardato l'orologio; si sarebbe regolata con il sole (cosa
che in verità le era sempre riuscita meglio che guardare un quadrante
con lancette).
La primavera era una di
quelle stagioni che le aveva sempre fatto sentire i suoi effetti.
Infatti in quel periodo che andava da Febbraio a Maggio, Zoe entrava in
una nuova dimensione di vita, come faceva la natura stessa. Sarebbe
stata ore a respirare quell'aria celestina e vivificante come se fosse
stato un prezioso unguento capace di guarire qualunque malattia e
sconfiggere persino la morte.
E ogni volta in quel periodo rimpiangeva qualcosa.
Quell'anno rimpiangeva le vacanze estive che non sarebbero più state "l'otium sine voluntate", ma periodo di intenso studio.
Sarebbe
stato un sacrificio enorme per Zoe, preparare gli esami universitari
della sessione estiva e invernale, ma come sempre aveva fatto, si
sarebbe adattata anche a questo, una delle sue prerogative era proprio
questa: essere flessibile.
Scrivere
tutto ciò era liberatorio, la mano scorreva sicura inforcando la penna,
strumento che trascrive l'idea e la rende, per così dire, concreta e
viva. Erano le parole forse, la degradazione di un pensiero nato
perfetto. Quelle di Zoe erano banali riflessioni sul quotidiano che la
circondava, ma nonostante la loro piccolezza, ogni volta che si trovava a
rileggerle, sorrideva. il suo quotidiano cambiava, ma i pensieri
rimanevano immutati, come le pareti rocciose di una montagna.
Si
riprometteva di non leggere mai a nessuno le sue riflessioni, credeva
fermamente che in questo modo avrebbe mostrato il suo lato debole, il
fianco scoperto alla spada.
Pensò che
aveva conosciuto persone che, nonostante un'esistenza segnata da
problemi tali da far desiderare di non esistere, avevano una voglia di
vivere e un modo di porsi di fronte alla realtà che era stupefacente per
chi come lei, si trovava spesso con la testa fra le mani.
Sapeva
che la vita andava accettata per quello che era e che in primis era
necessario essere sempre se stessi, costasse quel che costasse, senza
maschera.
Lei lo era, ma a che prezzo?
Una cosa era certa, ogni volta che si sarebbe sentita a terra, ogni
volta che avrebbe avuto un problema, ogni volta che avrebbe voluto
piangere, che sarebbe scoppiata di rabbia e ogni volta che qualcosa non
sarebbe andato secondo le sue aspettative, avrebbe pensato a qualche bel
ricordo, ad un momento felice, uno di quei momenti in cui le sue vene
erano state attraversate da endorfina pura o da una scarica di
adrenalina. Era convinta che ne avrebbe attinto la forza per andare alla
RISCOSSA (come il suo eroe Sandokan) e di esser capace di lottare,
combattere, fino all'ultimo giorno, fino all'ultimo respiro, perché solo
la morte avrebbe potuto stroncare quella guerra che iniziava all'alba
di un nuovo giorno. Metteva in gioco la VOLONTA', da forgiare, da
battere come il ferro caldo nelle mani del fabbro. E quando proprio
avrebbe creduto che non sarebbe riuscita a farcela avrebbe letto queste
parole:
" Procedi con calma tra il
frastuono e la fretta, e ricorda quale pace possa esservi nel silenzio.
per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in buoni rapporti con
tutti. esponi la tua opinione con tranquilla chiarezza e ascolta gli
altri: pur se noiosi e incolti, hanno anch'essi una loro storia. Evita
le persone volgari e prepotenti: costituiscono un tormento per lo
spirito. Se insisti nel confrontarti con gli altri, rischi di diventare
borioso e amaro, perché sempre esisteranno individui migliori e peggiori
di te. Godi dei tuoi successi e anche dei tuoi progetti. Mantieni
interesse per la tua professione, per quanto umile: essa costituisce un
vero patrimonio nella mutevole fortuna del tempo. Usa prudenza nei tuoi
affari, perché il mondo è pieno d'inganno. Ma questo non ti renda cieco a
quanto vi è di virtù: molti sono coloro che perseguono alti ideali e
dovunque la vita è colma di eroismo.
Sii
te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti. Non ostentare cinismo
verso l'amore, perché per di fronte a qualsiasi delusione e aridità,
esso resta perenne come il sempre verde. Accetta docile la saggezza
dell'età, lasciando con serenità le cose della giovinezza. Coltiva la
forza d'animo, per difenderti nelle calamità improvvise. ma non
tormentarti con delle fantasie: molte paure nascono da stanchezza e
solitudine. Al di là di una sana disciplina, sii tollerante con te
stesso. Tu sei figlio dell'universo non meno degli alberi e delle
stelle, ed hai pieno diritto d'esistere. E, convinto o non convinto che
tu ne sia, non v'è dubbio l'universo si stia evolvendo a dovere. Perciò
sta in pace con Dio, qualunque sia il concetto che hai di lui. E quali
che siano i tuoi affanni e aspirazioni, nella chiassosa confusione
dell'esistenza, mantieniti in pace con il tuo spirito. Nonostante i suoi
inganni, travagli e sogni infranti, questo è pur sempre un mondo
meraviglioso. Sii prudente. Sforzati d'essere felice" (Baltimora 1692).
bel racconto, complimenti per la scelta, e come dice lei,anche con tutti i problemi...cercherò di essere felice! ciao cara!
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